Epigrafi, falsi e falsari tra antichità e rinascimento. Riflessioni intorno all’erma di Menandro

Autori

  • Enrica Culasso Gastaldi Università degli Studi di Torino

DOI:

https://doi.org/10.13135/2039-4985/1349

Parole chiave:

Herm of Menander, Antiquity, Turin, inscription, Carlo Emanuele I

Abstract

Presso il Museo di Antichità di Torino è conservata un’erma acefala di Menandro recante una lunga iscrizione greca composta da tredici linee di scrittura. La storia collezionistica dell’erma di Menandro si lega strettamente alla passione degli umanisti cinquecenteschi che ne fecero menzione per primi e insieme ricorda l’ambizione del duca Carlo Emanuele I di Savoia, che la fece giungere a Torino all’inizio del XVII secolo. Una rinnovata autopsia e una nuova edizione del testo hanno consentito di giungere a miglioramenti di lettura e a innovative conclusioni sulla storia del manufatto e del suo testo iscritto.

 

A headless herm of Menander is stored in the Museum of Antiquity of Turin. A long Greek inscription of thirteen lines is laying on. The modern history of Menander's herm begins with sixteenth century humanists who first mentioned it and recalls also the ambitious projects of Carlo Emanuele I, Duke of Savoy, who bought it in the early seventeenth century. A renewed autopsy and a new edition of the text led to reading improvements and innovative conclusions on the artifact's history and its inscribed text.

Biografia autore

Enrica Culasso Gastaldi, Università degli Studi di Torino

Professore ordinario di Storia Greca.

Delegata per il Tutorato della Facoltà di Lettere.

Presidente del Corso di Laurea in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-artistico.

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Pubblicato

2016-07-03

Fascicolo

Sezione

Ricerche e documenti