Call for papers: Philosophy and robotics (2020)

2019-11-26

“FILOSOFIA” 2020
CALL FOR PAPERS

FILOSOFIA E ROBOTICA

Guest Editor: Maurizio Balistreri (Università di Torino)

I robot sono sempre più una realtà non soltanto a livello industriale ma anche nell’ambito dei ‘servizi’, ad esempio come casse self-service e servizi di assistenza ai clienti. In agricoltura e negli allevamenti essi vengono già impiegati per aumentare la produttività con la riduzione dell’ingombro a terra, dell’uso di pesticidi e dei consumi energetici, ma domani potranno servire anche alla raccolta della frutta e ai trattamenti fitosanitari. A livello domestico, invece, possono servire per falciare il prato o per pulire il pavimento, ma nel prossimo futuro potrebbero anche aiutare le famiglie nelle faccende quotidiane. I robot, poi, oggi incominciano ad essere usati in medicina per la cura, l’assistenza e l’intrattenimento dei pazienti e degli anziani, ma domani potrebbero anche combattere il nemico e trasportare anche su ruota merci e passeggeri senza conducente.

Lo sviluppo di macchine sempre più intelligenti solleva numerose questioni: ad esempio, con l’inarrestabile avanzata dei robot diventerà sempre più difficile trovare lavoro? Alcuni lavori resteranno verosimilmente ancora un’attività esclusiva degli esseri umani, ma altri impieghi potranno essere svolti interamente dalle macchine autonome. Forse, però, in futuro i robot potrebbero sostituirci anche nei lavori più complessi. Alcuni temono che una vita senza lavoro diventerebbe una vita molto più noiosa: avremmo a disposizione l’intera giornata, ma non sapremmo più come impiegarla. Potremmo passare il tempo in attività improduttive e malsane, senza preoccuparci del domani: non soltanto aumenterebbe il consumo di droghe, ma potremmo anche diventare incapaci di avere rapporti importanti con le altre persone. In caso, poi, di cattivo funzionamento del robot a chi attribuiremo la responsabilità? Nella costruzione e progettazione dei robot sono coinvolte persone con diverse competenze, ma quando avremo macchine che saranno in grado di imparare dall’esperienza, in caso di incidente o di guasto come faremo a risalire ad un responsabile? Inoltre l’intelligenza artificiale potrebbe minacciare la nostra sopravvivenza? Riusciremo, cioè, a controllare macchine autonome sempre più intelligenti? Forse entità superintelligenti non saranno più disposte a servirci e a obbedirci? A fronte di queste preoccupazioni, la soluzione ideale sarebbe quella di costruire macchine morali, progettate cioè per avere sempre un comportamento virtuoso. Tuttavia, è veramente possibile programmare un robot ad agire moralmente? È sufficiente, poi, che segua dei principi o deve essere anche dotato di un carattere morale?

Con la diffusione, poi, dei robot nei diversi ambiti della società, domani potrebbe essere normale interagire con una macchina e condividere con questa parte della nostra quotidianità. La relazione con un robot potrebbe diventare una costante non soltanto a livello professionale, ma anche quando ci spostiamo, siamo a casa oppure ci ammaliamo. Questi robot non provano per il momento alcun sentimento e non hanno nemmeno coscienza. Questo significa che possiamo trattarli come vogliamo? Possiamo, cioè, distruggerli? Un robot non può stare meglio o peggio: se, cioè, lo prendiamo a calci, gli impediamo di funzionare o lo spegniamo non gli facciamo alcun male. Tuttavia, dal modo in cui una persona tratta e si relaziona ad una macchina sempre più intelligente ed interattiva, non possiamo

trarre conclusioni sul suo carattere morale? Ad esempio, una persona virtuosa potrebbe mai aver voglia di ‘stuprare’ una bambola? Oppure il fatto che una persona maltratti il suo robot da compagnia – ad esempio, facendogli dispetti o manomettendolo – non tradisce aspetti criticabili del suo carattere? A forza, poi, di ‘esercitare’ con il robot azioni immorali il carattere non si corrompe? C’è un ampio dibattito sulle conseguenze dei videogiochi violenti sul carattere delle persone e ci sono alcuni studiosi che sostengono che la violenza praticata davanti ad un computer possa contribuire allo sviluppo di disposizioni violente ed antisociali. Questo è vero anche dei robot programmati per permettere giochi o attività violente? E sarebbe giusto vietare o limitare la loro produzione e/o commercializzazione?

Per il momento soltanto in televisione, al cinema e nei romanzi di fantascienza può capitare che un essere umano provi un affetto o amore sincero nei confronti di un robot. Tuttavia, se in futuro verranno prodotti robot umanoidi sempre più simili agli esseri umani, potremmo non soltanto affezionarci ma anche innamorarci e perdere la testa per loro. Vogliamo essere amati e per noi è naturalmente importante che coloro che ci amano abbiano un interesse sincero e non lo facciano semplicemente per convenienza: l’affetto del robot potrebbe sembrarci proprio l’amore disinteressato che cerchiamo, in quanto una macchina non può avere secondi fini e nemmeno può tradire la nostra fiducia. Possiamo soltanto provare ad immaginare quali potrebbero essere le conseguenze: ad esempio, a forza di amare una macchina programmata a darci sempre ragione, potremmo col tempo perdere la capacità e l’abitudine di relazionarci alle altre persone? Inoltre, diventerà più difficile fare i conti con i nostri errori e la nostra parzialità? Non c’è però la possibilità che un robot che è soltanto lo specchio di noi stessi alla fine ci venga a noia, in quanto qualsiasi suo gesto o opinione sarebbe prevedibile?

Davanti ad un robot umanoide in grado di interagire con noi come fosse un essere umano e di darci l’impressione di partecipare alle nostre sofferenze e alle nostre passioni resisteremo alla tentazione di attribuirgli una qualche rilevanza morale? Almeno per il momento il robot non sembra meritare alcuna rilevanza morale, in quanto è una macchina senza coscienza di sé e priva della capacità di provare sentimenti. Tuttavia, domani avremo ancora la capacità di trattarlo come un semplice oggetto? Un robot, poi, può essere in grado di pensare? E che cosa significa essere intelligente? Per riconoscere l’intelligenza di una macchina è sufficiente il test di Turing? Infine, il robot è una macchina programmata ma questo significa che non è libera? La libertà è soltanto degli esseri umani oppure anche i robot potrebbero essere liberi?

Nella speranza di suscitare un dibattito il più possibile interdisciplinare e approfondito sul tema, il prossimo numero di “Filosofia” prenderà in considerazione per la pubblicazione contributi che si rifacciano a una o più delle seguenti aree tematiche:

  • Etica e robotica;

  • Machine Ethics;

  • Regolamentazione etica e giuridica dell’intelligenza artificiale e dei sistemi robotici;

  • Questioni etiche, sociali e politiche dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e della rivoluzione robotica;

  • Benefici e rischi dell’impiego dei robot nell’ambito della medicina e dell’assistenza, dei servizi, dei trasporti, in ambito militare;

  • Robotica ed educazione;

  • La questione della responsabilità nell’uso delle macchine intelligenti;

Aspetti psicologici e filosofici dell’interazione umano-robot.

NORMATIVA PER LA PROPOSTA DEI CONTRIBUTI
Saranno presi in considerazione contributi redatti nelle seguenti lingue: italiano, inglese e francese. Non verranno accettati contributi che non rispettino le norme editoriali indicate al seguente link:
http://mimesisedizioni.it/images/Filosofia_Norme.pdf
I contributi saranno sottoposti a processo di blind peer-review.
Gli autori riceveranno, insieme all’esito della selezione, una scheda di valutazione dettagliatamente compilata dai due referees. Il comitato di redazione si riserva la possibilità di non prendere in considerazione articoli che non rispettino elementari criteri di leggibilità.
La deadline per l’invio delle proposte è fissata al 15 febbraio 2020.
MODALITA PER LA PRESENTAZIONE DEI CONTRIBUTI
I contributi dovranno pervenire in forma anonima al seguente indirizzo:
redazionefilosofia.dfe@unito.it
Per ogni contributo andranno forniti:
- un file .doc (no pdf et alia) preparato per un blind referee. Il testo del contributo dovrà essere preceduto da un abstract in lingua inglese di circa 150 parole;
- un file .doc, ad uso del comitato di redazione, contenente il nome dell’autore, l’eventuale affiliazione accademica, un indirizzo mail attivo. I file di testo non dovranno superare i 50.000 caratteri (spazi e testo in nota inclusi).
Per informazioni contattare: redazionefilosofia.dfe@unito.it