The constructive side of fear: Wilhelm Röpke’s discourse on Europe between crisis and integration
DOI:
https://doi.org/10.13135/2611-853X/2791Keywords:
Wilhelm Röpke, Crisis, European Integration, Collectivism, OrdoliberalismAbstract
In the 1940s, the German economist Wilhelm Röpke devoted a series of writings to the crisis of Europe. He foreshadowed a dark scenario characterized by the fall of the Western civilization and its moral and social references. Röpke denounced a process of degeneration associated to different forms of collectivism, able to replace the market economy and produce an authoritarian turn of the political system. That drift was ascribed to the transformations occurring between XIX and XX centuries: massification, proletarianization, bureaucratization, limitless faith in the scientific and technological knowledge.
This process, however, was not conceived as unavoidable. Against any fatalistic temptation, Röpke aimed to instil in the Europeans the awareness of the danger, in order to stimulate their reaction. The fear caused by the prospect of self-destruction is the means thanks by which the “constructive pessimism” claimed by the German economist – and echoing the Hobbesian tradition of the “creative fear” – paves the way to the establishment of a political community respecting the human values and connoted by a liberalism deeply renovated.
Röpke’s general argument may also be referred to the process of European integration, where fear plays a dual role. On the one hand, it contributes to discredit the functionalist method, destined to create a European Superstate and eliminate the innate pluralism of the European identity.
Furthermore, the customs union born in 1957 risks disintegrating and isolating Europe in the international relations. On the other hand, fear recovers its creative function becoming the propellant for uniting Europe. The citizens are forced to appeal to the European patriotism generated by the common opposition against the external dangers – such as the Soviet Union – and build a political union representing a relevant actor in the world dominated by two superpowers, but showing also some clear contradictions.
Keywords: Wilhelm Röpke; Crisis; European Integration; Collectivism; Ordoliberalism
Negli anni Quaranta del XX secolo, l’economista tedesco Wilhelm Röpke dedica alcuni scritti alla crisi dell’Europa. Egli preconizza un fosco scenario, caratterizzato dal crollo della civiltà occidentale e dei suoi punti di riferimento morali e sociali. Röpke denuncia un processo di degenerazione associato a varie forme di collettivismo, in grado di soppiantare l’economia di mercato e produrre una torsione autoritaria del sistema politico. Tale deriva è imputata alle trasformazioni dell’Otto-Novecento: la massificazione, la proletarizzazione, la burocratizzazione, la fiducia illimitata nel sapere tecnico-scientifico.
Questo processo, tuttavia, non è considerato inarrestabile. Contro ogni fatalismo, Röpke si propone di infondere negli europei la consapevolezza del pericolo allo scopo di favorire la loro reazione. La paura suscitata dalla prospettiva dell’autodistruzione è lo strumento con cui il “pessimismo costruttivo” rivendicato dall’economista tedesco – e riecheggiante la tradizione hobbesiana della “paura creatrice” – prepara la strada alla fondazione di una comunità politica rispettosa dei valori umani e ispirata a un liberalismo profondamente rinnovato.
L’argomentazione generale di Röpke può essere applicata anche al processo di integrazione europea, dove la paura gioca un duplice ruolo. Da un lato, essa contribuisce a confutare il metodo funzionalista, destinato a creare un Superstato europeo e a cancellare il pluralismo connaturato all’identità europea. Inoltre, l’unione doganale concepita nel 1957 rischia di disintegrare l’Europa e isolarla sul piano internazionale. Dall’altro lato, la paura recupera la sua funzione creatrice divenendo il propellente dell’unità europea. I cittadini devono appellarsi al patriottismo generato dalla comune opposizione contro i nemici esterni – come l’Unione Sovietica – ed edificare un’unione politica che rappresenti un attore rilevante nel mondo dominato da due superpotenze, ma che mostra anche alcune evidenti contraddizioni.
Parole chiave: Wilhelm Röpke; crisi; integrazione europea; collettivismo; ordoliberalismo