Il saggio è una delle prime ricognizioni del pensiero di Jacques Derrida a proposito degli animali ed è basato sull’intervista del filosofo con Jean-Luc Nancy dal titolo “Il faut bien manger”. Derrida parte dalla visione di Heidegger dell’animale, attribuendogli un umanesimo residuale, e una dedizione totale alla soggettività umana. Derrida, con la sua enfasi interrogativa, prova a destituire tale soggetto attraverso il “carnologofallocentrismo” attraverso il quale la responsabilità umana apre all’animale. L’autore sostiene (contro Derrida) che il vegetarianesimo non ha bisogno di essere una scusa per evitare di affrontare il carnologofallocentrismo più profondo, ma un passo concreto per aprire una prospettiva ampia su questo tema. Derrida sostiene di essere un vegetariano nello spirito. Potrebbe aver ragione. Ma certamente ridursi allo spirito è una reale fuga.