Brecht, o il piacere di rischiare sul piacere. Note in margine al frammento-Fatzer

Autori

  • Milena Massalongo Università di Verona

DOI:

https://doi.org/10.13135/2281-6658/311

Parole chiave:

German Literature, Brecht, Fatzer, Politics, Theatre, Collectivity, Individual, Amusement

Abstract

Che si leggano o meno i testi di Brecht, in genere basta il suo nome a evocare tutta una serie di spettri che ne scongiurano una lettura seria: “politico”, “comunista”, “utopico”, e per completare il crescendo di anacronismi,  “didattico”, sono  sufficienti a suscitare in noi disincantati postmoderni, sedicenti post-ideologici, post-istorici e in fondo anche post-teatrali, un sorriso realistico. Peccato per la nostra idea di arte e di politica, giacché per Brecht non si è mai trattato di credere che l’arte o il pensiero potessero cambiare il mondo. Brecht non era così umanista e in fondo così “razzista” da credere che l’uomo potesse diventare migliore di quello che è. Mentre era abbastanza pratico da pensare che le cose, gli strumenti, le istituzioni, le opere potessero essere migliorati in ogni caso, e con ciò condizionare il comportamento degli uomini. “Tutto può migliorare, salvo l’uomo.” Il cosiddetto Fatzer-Fragment, testo per il teatro mai finito e tuttavia compiuto nella sua radicalità, mette alla prova l’“ideologia senza parole” incistata nei nostri gesti e atteggiamenti apparentemente più naturali, più impolitici, costringendo a rivedere il nostro senso di “politico”, “individuale”, “naturale” e di “piacere”. La domanda “che cosa ci piace, che cosa ci diverte” si mostra essere una domanda politica.


Whether one actually reads Brechts texts or not, normally a series of definitions pop up when he’s mentioned: “political”, “communist”, “utopic”, or even “didactical, just to recall a few of the terms that will only contribute to a lesser understanding of the author. These terms tend - in our post-modern disenchanted, self-proclaimed post-ideological and post-historical views - to evoke nothing but a realistic smile. Which is a pity for our idea of art and politics, as Brecht never intended to believe that art or thought might change the world. He was never so humanistic or so “racist” to really believe that the human being could become better than he is. But then he was practical enough to think that things, instruments, institutions, works could be bettered anyway and that these could then condition human behaviour. “Everything can get better, except the human being”. The so called Fatzer-Fragment – a never finishes text, although complete in its radicalism – challenges the “ideology without words” that is implanted in our apparently most natural and un-political gestures and attitudes, forcing us to redefine our idea of “political”, “individual”, “natural” and of “pleasure”. The question about “what we like” and “what amuses us” turns out to be a political one.


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Biografia autore

Milena Massalongo, Università di Verona

Milena MASSALONGO è dottore in germanistica, attualmente insegna letteratura tedesca all’Università degli Studi di Padova e collabora come consulente drammaturgica a progetti teatrali. Tra il 2010 e il 2012 ha preso parte a un progetto internazionale a cura della Volksbühne di Berlino e del Teatro Stabile di Torino culminato nella prima messa in scena italiana del Fatzer-Fragment, di cui ha curato nel 2007 per Einaudi la traduzione nella versione drammaturgica di Heiner Müller). Pubblicazioni tra l’altro su Walter Benjamin, Franz Kafka, B. Brecht, H. Müller, A. Warburg, M.  Kommerell, Carl Schmitt. Nel 2011 ha curato insieme a Isolde Schiffermüller e Walter Busch il volume La malattia, tra sintomo e simbolo. Studi di letteratura e cultura tedesca (Cierre Grafica Edizioni, Verona). Sta per pubblicare una monografia su Brecht e un studio critico sulla “fine” del pensiero storico.


 

Milena Massalongo has a PhD in German language and literature. She currently teaches German Literature at the University of Padova. She collaborates as dramaturgic counsellor in theatre projects. Between 2010 and 1012 she has taken part in an international project by the Volksbühne Berlin and the Teatro Stabile Torino; important part of this project has been the Italian staging of B. Brechts Fatzer-Fragment with her translation of the text in the dramaturgic version of H. Müller (Einaudi, Torino 2007). She has published texts on Walter Benjamin, Franz Kafka, B. Brecht, H. Müller, A. Warburg, M.  Kommerell, Carl Schmitt. In 2011 she has edited, together with Isolde Schiffermüller and Walter Busch La malattia, tra sintomo e simbolo (Illness between symtpom and symbol; Studi di letteratura e cultura tedesca, Cierre Grafica Edizioni, Verona). She is currently working on a book on Brecht and a critical study on the “end” of historical thinking.


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Pubblicato

2013-06-29

Fascicolo

Sezione

Focus