Il “linguaggio visivo” di Artaud. Genealogie e intrecci
DOI:
https://doi.org/10.13135/2281-6658/2319Parole chiave:
Artaud, corpo, pittura, parola, immagineAbstract
Il saggio si propone di analizzare, alla luce delle più recenti indicazioni metodologiche provenienti dai Visual Studies, il concetto di «linguaggio visivo» elaborato da Artaud in alcuni suoi fondamentali interventi raccolti nel Teatro e il suo doppio e, successivamente, riproposto lungo tutta la sua opera. Tale concetto non solo lo pone in un rapporto di profondo antagonismo con la più diffusa teoria e pratica teatrale dell’epoca, ma lo proietta al di là di uno spazio teatrale inteso nei termini anche più radicalmente sperimentali e innovativi, per avvicinarlo, invece, all’ambito delle arti figurative attraverso un intreccio estremamente originale e problematico tra linguaggi verbali e linguaggi visivi. Lo testimoniano gran parte degli scritti occasionali e delle opere più note di Artaud. Il saggio da lui dedicato, un anno prima della morte, a Van Gogh costituisce senza dubbio il vertice di questa parabola intellettuale. Si tratta di un percorso le cui diramazioni arrivano – proprio attraverso la mediazione diretta o indiretta di Artaud – fino alla più significative esperienze artistiche del secondo Novecento, come dimostra un trittico di Francis Bacon ispirato a un personaggio ricorrente nella poesia di Eliot.
According to the most recent methods pertaining to “Visual Studies”, the text aims at analyzing the concept of “Visual language” elaborated by Artaud in some of his fundamental interventions gathered in The theatre and its double, that was subsequently reproposed during the whole of his opera. This concept not only puts him in a profound antagonistic role with the most common and diffused theatrical practice of the time, but it adventures him beyond a theater space intended in the most radical and experimental sense, instead, it draws him closer to the figurative arts through a twist of extremely original and problematic visual and verbal languages. The essay Artaud dedicated to Van Gogh a year before his death without doubt establishes the apex of this intellectual parable. It is about a path, through Artaud’s both direct and indirect mediation, whose ramification reaches out to the most significant artistic experiences of the second half of the Twentieth Century, as shown in a triptych by Francis Brown inspired to a recurring character in a poem by Eliot.
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