Gli spazi della musica
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<p>Rivista <em>open access</em> di ricerca musicologica e culture comparate pubblicata presso la</p> <p><strong>Università degli Studi di Torino</strong><strong> – Dipartimento di Studi Umanistici (StudiUm)</strong></p> <p>ISSN 2240-7944</p>StudiUm - Dipartimento di Studi Umanisticiit-ITGli spazi della musica2240-7944<div id="copyrightNotice"> <p><a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it" rel="license"><img style="border-width: 0;" src="http://i.creativecommons.org/l/by-nc-nd/3.0/88x31.png" alt="Licenza Creative Commons"></a><br>Quest'opera è distribuita con <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it" rel="license">licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported</a>. Tutti i diritti relativi a quanto pubblicato su «Gli spazi della musica», compreso il diritto di pubblicazione, restano di proprietà esclusiva degli autori.</p> </div>Premessa
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Marida RizzutiAnna Scalfaro
Copyright (c) 2021 Marida Rizzuti, Anna Scalfaro
2023-06-012023-06-0110113Ritmo e audiovisivo. Una questione di metodo
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<p>Questo saggio affronta la questione metodologica del ritmo del film, relativa cioè agli strumenti utili per capire e descrivere le dimensioni ritmiche nell’audiovisivo. Proverò a riprendere il tema per come delineato nei dibattiti semiotico e filmologico, per poi necessariamente confrontarmi con modelli di psicologia della musica, e infine, sulla scorta di questi due apparati concettuali, riferirmi agli studi più specifici di psicologia e neuropsicologia del ritmo. Avanzerò il presupposto che il senso del ritmo, per i suoi valori di organizzazione gestaltica, svolga un ruolo fondamentale nella comprensione narrativa, valorizzandola; tuttavia, per le dimensioni dell'attivazione senso-motoria, i ritmi sonori, in particolare, possono indurre un coinvolgimento fisico o <em>entrainment</em> e costituire nel film un <em>analogon</em> uditivo di quei processi visivi incarnati ed enattivi riconosciuti dai più recenti approcci neurofilmologici.</p> <p><strong>Parole chiave:</strong> ritmo; teoria del film; esperienza mediale; entrainment; timing</p>Massimo Locatelli
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2023-06-012023-06-01101419Questioni semiotiche di enunciazione tra musica e cinema. Con un’analisi da Shiva Baby
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<p>Tra i diversi sguardi teorici possibili, il film può essere assunto come oggetto testuale audiovisivo. La conseguenza semiotica è che un film va inteso come discorso, cioè risultato di un processo di enunciazione che ne configura il senso, o i sensi. L'idea stessa di configurazione implica un lavoro di coordinamento complessivo di componenti eterogenee: immagine in movimento e suono. Se dunque certamente la musica al cinema può essere affrontata nella sua specificità, in una prospettiva semiotica legata all'enunciazione essa è integrata con tutti gli altri elementi audiovisivi. Così, non solo udibile e visibile giocano la stessa partita, ma la distinzione – pertinente nel contesto produttivo – tra voce, musica e sound design non ha particolare rilevanza se non assume valore all'interno delle dinamiche enunciative.</p> <p>Il contributo si propone di discutere questo assunto anche attraverso la discussione di alcuni esempi.</p>Andrea Valle
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2023-06-012023-06-011012034«A Napoli tutti fanno i cantanti e i peggiori lo fanno per professione»
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<p>Il contributo prende in esame la diffusione della musica nei contesti urbani come espressione di un'industria culturale alternativa [Pine, 2013]. Il caso di studio è rappresentato dal marchio Mixed by Erry creato a Napoli dai fratelli Frattasio alla fine degli anni Settanta e diffuso attraverso un modello imprenditoriale totalmente illegale. Il marchio è stato responsabile per più di 25 anni di un flusso di vendita di 40.000 audiocassette musicali false al giorno beffando i dispositivi legali relativi alla tutela del diritto d’autore. <br>Produttori e creatori di una specifica estetica musicale (mash-up, parodie e turntablism), la famiglia Frattasio viene riconosciuta come benefattrice perché fornisce lavoro, buon trattamento economico, assistenza legale e sanitaria agli individui che lavorano per il marchio e alle loro famiglie. Il successo delle cassette pirata prodotte a Napoli colloca quest’area del Mediterraneo in un più ampio processo di globalizzazione accanto a Bulgaria, India, Cina, Africa sub-sahariana, Brasile [Wallis and Malm, 1984; Manuel, 1993; Baumgärtel, 2015]. Insieme queste aree hanno condiviso la pratica della contraffazione, le più moderne tecnologie per realizzarla e la nascita di una nuova coscienza del fare musica prima della diffusione della prassi del file sharing. Questa ricerca è il soggetto del film omonimo per la regia di Sydney Sibilia [2023, Rai Cinema/Netflix].</p> <p><strong>Parole chiave:</strong> cassette culture; pirateria musicale pre-digitale; diritto d’autore; etnografia dei suoni urbani; sostenibilità ambientale e coesione sociale</p>Simona Frasca
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2023-06-012023-06-011013554Performance ri-prodotte. Modelli produttivi e narrativi del rockumentary e del film-concerto, dalla sala cinematografica alle piattaforme
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<p>Negli ultimi anni si è assistito ad una riscrittura transmediale delle forme della performance musicale e del modello narrativo e produttivo del live. Un ruolo interessante in questo panorama è quello del film-concerto,. <br>Il saggio ha l’obiettivo di delineare una mappa dei modelli produttivi e delle forme narrative del cosiddetto rockumentary e del film-concerto nell’ambito della popular music. Saranno identificate tre fasi storiche nella sua evoluzione: una golden age, dalla nascita nella seconda metà degli anni Sessanta all’apice raggiunto alla fine degli anni Settanta con <em>The Last Waltz</em> di Martin Scorsese (1978); una fase di crisi del film-concerto nelle sale cinematografiche a partire dagli anni Ottanta, che porta a una migrazione verso lo spazio domestico grazie all’home video, e la sua trasformazione in format televisivo per MTV e per le reti musicali; infine, un’ultima fase di rinascita in diversi spazi, avvenuta a partire dal 2010, che vede il ritorno nelle sale cinematografiche con la formula del film-evento, ma anche la piattaformizzazione del formato, grazie all’impulso dato dalle OTT al mercato audiovisivo. Contemporaneamente si esaminerà il modo in cui questa evoluzione ha trasformato le forme di racconto della performance e di rappresentazione audiovisiva della canzone, anche in relazione ai diversi spazi mediali in cui il film-concerto è realizzato e fruito dal pubblico.</p>Gianni Sibilla
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2023-06-012023-06-011015575Performer/canzone/cinema: Domenico Modugno e il caso Tutto è musica
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<p class="western" align="justify"><em>Tutto è musica</em> (Domenico Modugno, 1964) è un film ancora poco considerato nell’ambito degli studi cinematografici che si sono occupati dei rapporti tra cinema e musica pop nell’Italia del secondo dopoguerra. Si tratta di un film con una forte dimensione «autarchica» nel contesto delll’industria cinematografica degli anni Sessanta: il film è scritto, diretto e interpretato da Domenico Modugno. Ma si tratta anche di un prodotto audiovisivo che non rientra facilmente tra i generi cinematografici popolari più noti. Si tratta infatti di un <em>biopic</em> auto-celebrativo, una strana forma di autobiografia per canzoni e immagini, un prodotto cine-musicale collocabile nel contesto nazionale del così detto «musicarello».</p> <p class="western" align="justify">Il presente intervento si propone di analizzare <em>Tutto è musica</em> partendo dai pochi materiali d’archivio disponibili. Gli scopi dell’analisi sono i seguenti: 1) individuare le funzioni della canzone e del numero musicale all’interno del testo audiovisivo; 2) mostrare i legami problematici tra industria della canzone e industria cinematografica nel periodo storico preso in esame; 3) considerare i modi in cui musica e cinema contribuiscono a definire i contorni dell’immagine di un cantante/performer come Modugno in termini di stardom intermediale.</p> <p class="western" align="justify"><strong>Keywords</strong>: cinema musicale, canzone, industria discografica, industria cinematografica, funzioni della canzone nel cinema.</p>Claudio Bisoni
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2023-06-012023-06-011017685Autorialità condivisa e processo compositivo a Hollywood: Weill e Ronell in One Touch of Venus
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<p>Kurt Weill’s musical production in Hollywood during the 1940s is varied, rooted as early as the late 1930s, yet it is possible to find some recurring elements. The close collaboration - unusual and unusual by Hollywood standards - with the figure of the musical arranger. It is worth noting the practice of assigning the role of the arranger to women: in the case of Kurt Weill, the arranger who joined him in the work was Ann Ronell, the ‘Tin Pan Alley Girl’. This collaboration generated different procedures in the <em>Studio’s system</em> was with reflections both in the creative process of music for film and on the function of film music itself. The relationship between Weill and the <em>Studios</em> was not idyllic: in the crucial phase of his career (1940-1948), the composer worked intensively in the Broadway system innovating the Musical, in Hollywood he sought some possible avenues of experimentation (dramatic structures, narrative flexibility), exploiting the characteristics of cinematic language. The mediation of the arranger, Ann Ronell, was crucial in this relationship, as she took up Kurt Weill’s instances of claiming his own compositional authorship by reinterpreting them - thus also protecting the interests of the production company. The film Musical <em>One Touch of Venus</em> becomes an ideal case study for investigating the relationship between composer and arranger, defining a practice of shared authorship in soundtrack making.</p>Marida Rizzuti
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2023-06-042023-06-0410186104