Contributo alla storia del disturbo da gioco d’azzardo in età moderna
(Un caso documentato a Tropea nel XVII secolo)
DOI:
https://doi.org/10.13135/2724-4954/11745Parole chiave:
Tropea, disturbo gioco, obbligazione, notaioAbstract
Il Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) è una patologia riconosciuta in tempi relativamente recenti e rappresenta un disturbo comportamentale in ascesa negli individui più giovani. I dati del Ministero della Salute attestano che fino al mese di luglio del 2021 in Italia il gioco d’azzardo ha riguardato una popolazione di 5,2 milioni di giocatori definiti “abitudinari”, dei quali circa 1,2 milioni hanno sviluppato dipendenza. In tempi remoti, quando era considerato semplicemente un “vizio”, per quanto fossero noti da sempre i suoi effetti devastanti sulla vita delle persone, non esisteva un metodo efficace per contrastarlo dal momento che la psicoterapia fu adottata soltanto con il suo riconoscimento ufficiale da parte dell’American Psychiatric Association (APA) nel 1980. Tuttavia una testimonianza molto eloquente di questa condizione sintomatica si intreccia con le vicende quotidiane di Tropea nel XVII secolo, raccontando una storia autentica dai caratteri peculiari su come poteva essere affrontato questo disturbo prima dell’avvento della moderna psicologia. Un’obbligazione, rogata dal notaio Francesco Scrugli vissuto a Tropea in quel periodo e conservata presso l’Archivio di Stato di Vibo Valentia tramanda un frammento della vita di persone vissute secoli fa e di come reagissero, con gli strumenti dell’epoca, ai problemi che affrontiamo anche oggi.