La grande pandemia di peste bovina in Africa. Cronache da un focolaio del 1897 in Sud-Angola

Autori

  • Luciano Venturi Snamprogetti
  • Fabio Ostanello Università di Bologna

DOI:

https://doi.org/10.13135/2724-4954/11079

Parole chiave:

peste bovina, grande pandemia africana, Sud-Angola, eradicazione

Abstract

La grande pandemia africana di peste bovina della fine del XIX secolo è diventata leggendaria per il suo impatto sulle comunità indigene, il bestiame e la fauna selvatica, sulle amministrazioni coloniali e sull’ecologia delle savane africane. Le spedizioni militari, il bestiame coloniale e indigeno, e la fauna selvatica hanno diffuso il virus in tutto il Continente. Ma l’aspetto caratterizzante della storia di questa malattia, dal suo ingresso in Africa nel 1895, verosimilmente a causa di una forza di spedizione italiana e fino alla prima metà del Novecento, è la stretta connessione con le politiche coloniali degli Stati europei. Quello che è accaduto in Sud-Angola, allora colonia portoghese, nel 1897, è solo uno dei molti esempi di come l’atteggiamento paternalistico dei colonizzatori e l’assenza di un attivo coinvolgimento delle popolazioni indigene, la violenza di fronte alla rivendicazione della proprietà delle mandrie, sono stati per molti anni i caratteri distintivi dei tentativi di controllo della malattia.

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Pubblicato

2024-09-06

Fascicolo

Sezione

Saggi e studi