IG II² 1560 e la pratica della manomissione ad Atene: alcune osservazioni
Abstract
The corpus of inscriptions, commonly known in literature as Catalogi Paterarum Argentearum, or simply as Phialai Exeleutherikai-Inscriptions, includes a homogeneous group of texts published in the Inscriptiones Graecae (IG II ² 1553-1578), plus some documents read and commented by David Lewis. The many attempts of interpretation, that have occurred since the mid-nineteenth century, although heterogeneous, have never questioned the relevance of these texts to the world of slavery and of manumission. Only recently, Elizabeth Meyer, in a substantial monograph, has proposed a completely new reading, which links these inscriptions to the history of metics and detaches them from the manumission field. The hypothesis is certainly gripping and it is greatly to its credit that the whole documentary series is now, once more, at the centre of the debate. In this light, the inscription IG II ² 1560 (MEYER = 2010, n ° 10) can certainly deserve some further consideration. The autopsy, that I could perform on the document, on two separate occasions, has allowed me to find a new letter in the second written line (which is crucial for the interpretation) and to confirm the relevance of the text to the field of manumission of slaves. Particularly, the inscription seems to be an extract of a law, by which the winning side of a private trial called dike apostasiou (i. e. a suit that a manumittor could bring against his manumitted slave, if defaulting) was ordered to pay a hundred drachmas silver phiale. Some rules concerning the cataloguing and, probably, the arrangement of all the dedicated objects were contained in the final lines of the A side, which is unfortunately very incomplete.
Il corpus di iscrizioni, comunemente indicate in letteratura con il nome di Catalogi Paterarum Argentearum o, semplicemente, phialai exeleutherikai, comprende un gruppo omogeneo di epigrafi edite nelle Inscriptiones Graecae (IG II² 1553 - 1578), cui vanno aggiunti alcuni testi letti e commentati da David Lewis. I molteplici tentativi di interpretazione, che si sono susseguiti a partire dalla metà dell’Ottocento, seppur compositi, non hanno mai messo in discussione la pertinenza dei testi alla sfera del mondo servile e dell’affrancamento. Soltanto di recente, Elisabeth Meyer, in una consistente monografia, ha proposto una lettura completamente innovativa, che collega queste epigrafi alla storia dei meteci, slegandole del tutto dal campo delle manomissioni. L’ipotesi è senza dubbio avvincente e ha posto nuovamente al centro del dibattito tutta la serie documentaria. In quest’ottica, l’iscrizione IG II² 1560 (= MEYER 2010, n° 10) merita senz’altro qualche ulteriore riflessione. La lettura autoptica che ho potuto effettuare sul documento, in due diverse occasioni, mi ha permesso di individuare una nuova lettera nella seconda linea di scrittura (cruciale per l’interpretazione) e di confermare la pertinenza del testo all’ambito della liberazione degli schiavi. In particolare, l’iscrizione sembra caratterizzarsi come un estratto di legge, per mezzo della quale veniva imposto di versare una phiale argentea del valore di cento dracme alla parte vincente di un contenzioso privato (la dike apostasiou) che il manomissore poteva intentare contro il proprio manomesso, qualora si fosse dimostrato inadempiente. Le norme concernenti la catalogazione e, probabilmente, la sistemazione degli oggetti dedicati erano contenute nelle linee finali del lato A, molto lacunoso.
Gli autori che pubblicano su questa rivista accettano le seguenti condizioni:
- Gli autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dell'opera, contemporaneamente licenziata sotto una Licenza Creative Commons - Attribuzione che permette ad altri di condividere l'opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa rivista.
- Gli autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa rivista.