Da Roma alle Alpi. Competizione nobiliare, consenso popolare e strategia militare nella politica espansionistica romana in Cisalpina tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C.
DOI:
https://doi.org/10.13135/2039-4985/5954Abstract
Le numerose tappe con cui Roma giunse a estendere la sua egemonia sull’area cisalpina in età tardo-repubblicana e alto-imperiale sono state diffusamente analizzate dalla critica moderna. Soprattutto negli ultimi anni, un marcato interesse per lo sviluppo delle comunità locali e per le diverse modalità con cui fu accolta e assimilata la penetrazione romana ha portato alla realizzazione di pregevoli studi che, analizzando il fenomeno da molteplici prospettive, sono stati in grado di superare trattazioni per lungo tempo troppo focalizzate sugli aspetti più squisitamente militari di quest’ampio processo. Il presente contributo si propone di fornire un'ulteriore chiave di lettura dell'intero fenomeno analizzando le dinamiche politiche che nel periodo immediatamente precedente (III e II secolo a.C.) crearono le premesse militari e ideologiche fondamentali per tale conquista. Muovendo dalla premessa che lo sviluppo della politica estera a Roma in età repubblicana rispondeva, più che a una generale "Grande Strategia", ai rapporti di potere che si venivano a stabilire anno dopo anno tra i tre principali elementi della cosiddetta costituzione romana – il senato, i magistrati e le assemblee popolari –, esso mira a calarsi nel cuore delle dinamiche politiche che caratterizzarono quei determinati momenti in cui da Roma fu presa la decisione di impegnare le forze militari in questo particolare settore strategico. Una tale indagine permetterà di cogliere in che modo e seguendo quali pulsioni la classe dirigente romana arrivò a mutare la propria prospettiva strategica nei confronti dell'area cisalpina, che da territorio esterno ed estremo arrivò, nell'arco di poco meno di un secolo, a essere pienamente inclusa - almeno sotto il piano ideologico - nel dominio romano.
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