Call for papers: Guerra/pace (2023)
Guest editor: Luca Valera (Universidad de Valladolid/Pontificia Universidad Católica de Chile)
La dicotomia guerra/pace non è autoevidente. Non possiamo ridurre, di fatto, l’assenza di guerra alla pace, o, al contrario, l’assenza di pace a guerra. È pur vero, d’altra parte, che la paura della guerra è da considerarsi tra le cause principali dell’amore per la pace, come ha mostrato la storia a più riprese. In questo senso, il disvalore della guerra costituirebbe la giustificazione fondamentale per il valore della pace, riducendo così la pace un concetto meramente negativo: la pace diventa così la semplice negazione della guerra. Ma la riduzione della pace a mera non-guerra implica necessariamente, come correlativo, la riduzione della guerra a mera violenza, intesa come pura azione che proviene dall’esterno. Questa doppia riduzione configura, così, un modo di pensare che porta a riconoscere il primato alla guerra sulla pace, tanto epistemologico quanto etico/politico e, infine, ontologico. D’altro canto, così, la realtà si presenterebbe come primordialmente conflittuale: la guerra ricadrebbe nell’ambito del “naturale”, “originario” e “spontaneo”, laddove la pace sarebbe da ritenersi come “artificiale”, “costruita”, “ricercata”.
Tale dicotomia – e tali problemi – sono stati studiati ed approfonditi a più riprese da pensatori e filosofi (si pensi solamente a Kant, Freud, o Walzer) e hanno accompagnato da sempre – con minore o maggiore profondità e acutezza – la trama della storia umana. Oggigiorno, in un momento in cui il problema della guerra – e forse, ancor più, il problema della pace – si mostra in tutta la sua urgenza, è opportuno soffermarsi e meditare su questa dicotomia, affinché la pace non si consideri solamente un’utopia da costruire sulle basi di una realtà originariamente negativa.
Possibili filoni di ricerca su cui gli autori e le autrici sono invitati/e a riflettere sono, tra gli altri, i seguenti:
- Quali autori e autrici hanno riflettuto, nella storia del pensiero filosofico e politico, con maggiore intensità sulla dicotomia guerra/pace?
- Quali sono le principali questioni etiche che emergono in tempo di guerra? Quali, d’altra parte, le conseguenze etiche della guerra (o, al contrario, della pace)?
- Uno degli approcci più comuni alla dicotomia guerra/pace è sicuramente di natura giusfilosofica. Si può considerare una guerra “giusta”? Esiste la necessità politica della guerra? È la pace solamente un costrutto politico o ha una propria “originarietà”? È il progetto di pace una realtà utopica o è sempre attuale?
- La guerra ha una propria iconografia. Quali sono le immagini che si accompagnano alla guerra, e quali alla pace? Esiste un’estetica della guerra e una della pace? La storia ha mostrato come la questione bellica abbia avuto relazioni importanti con la questione religiosa. È possibile un dialogo interreligioso che si fondi su una cultura della pace? D’altra parte, è opportuno considerare le diverse tendenze religiose come necessariamente conflittuali?
NORMATIVA PER L’INVIO DEI CONTRIBUTI
Saranno presi in considerazione contributi redatti in lingua italiana e in lingua inglese.
Non verranno accettati contributi che non rispettino le norme redazionali scaricabili al seguente link:
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I contributi saranno sottoposti a processo di blind peer-review. Gli autori riceveranno, insieme all’esito della selezione, una scheda di valutazione dettagliatamente compilata dai due referees.
Il comitato di redazione si riserva la possibilità di non prendere in considerazione articoli che non rispettino gli elementari criteri di leggibilità e scientificità.
La deadline per l’invio dei contributi è fissata al 31 marzo 2023.
MODALITÀ PER LA PRESENTAZIONE DEI CONTRIBUTI
I contributi dovranno essere inviati al seguente indirizzo:
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Per ogni contributo andranno forniti:
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- un file .doc, ad uso del comitato di redazione, contenente il nome dell’autore, l’eventuale affiliazione accademica, un indirizzo mail attivo.
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